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Commenti al testo di Franca Colozzo
Istanbul

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 Franca Colozzo - 06/02/2018 17:24:00 [ leggi altri commenti di Franca Colozzo » ]

Arcangelo, sei andato a spulciare proprio la prima poesia che ho pubblicato su questo sito. Perché ho iniziato proprio da Istanbul? Per un motivo semplice: questa poesia non è la mia prima poesia in assoluto (ne ho scritto tantissime quando ero adolescente e poi, per motivi di lavoro e famiglia, ho interrotto il flusso poetico, pensando anche di essere inadeguata a poetare).
Sicuramente è la prima poesia che ho scritto a Istanbul (a più di 45 anni di età), quando le circostanze della vita mi hanno portata là. Veramente il destino, in quell’occasione, ci ha messo lo zampino! Feci l’esame estero quasi per caso con la speranza di aumentare il punteggio scolastico attraverso dei concorsi (tutta la mia vita è stata costellata da inutili, quanto difficili, concorsi a cattedra, corsi di informatica, master, ecc., e forse perciò non ho smesso mai di studiare).
Amando le lingue in genere, riuscii ad ottenere un punteggio buono (poi ho ripetuto da Istanbul il concorso MAE, recandomi a Roma, e superando ben 5/6 competizioni linguistiche in francese, inglese, spagnolo e tedesco; dopo di che sarei dovuta andare a Madrid, ma rinunciai per motivi di famiglia al secondo mandato estero).
Ma allora, credimi, fu proprio il fato a portarmi a Istanbul! Tutti mi scoraggiavano: avevo contro la famiglia, le figlie, titubanti e preoccupate, gli amici e i colleghi di scuola.
Ma la voce la voce che mi parlava dal di dentro mi incoraggiò
(non sapevo neppure quanti soldi avrei guadagnato) e mi spinse
ad affrontare questo cambiamento per me epocale.
Ecco il viaggio! Le delusioni, unitamente alla tranquillità, che l’esistenza piatta mi aveva offerto in un piccolo paese di provincia, si dissolvevano al sole della novità, del coraggio di affrontare un mondo nuovo.
In verità mio padre, comandante su navi mercantili, andava spesso a Istanbul attraverso i Dardanelli e mi raccontava poi le meraviglie di quei posti, dicendomi che un giorno mi ci avrebbe portato con la sua nave.
Ma quel giorno non arrivò mai e fu il fato a tessere la tela delle mie aspettative.
Questa è in breve la mia storia, non facile con due figlie al traino, sola in un paese straniero dalla lingua ostica e con mio marito che - avendo il suo lavoro di ingegnere qui a Gaeta - non poteva seguirmi, dovendo completare le case appena iniziate per le due figlie, né intendeva trasformarsi in un principe consorte (pur potendo guadagnare bene stando a carico mio).
La mia poesia - al di là delle implicite difficoltà di vivere in una terra straniera, con tutte le problematiche che sapientemente hai citato, ed un retaggio storico certo non semplice - è un inno al cambiamento, al viaggio anche interiore oltre che reale, perché solo mettendosi alla prova si impara a crescere.
Grazie per il commento esaustivo che tocca gran parte delle questioni di geo-politica passate ed attuali, dal problema armeno a quello curdo, dalla laicizzazione ad opera di Atatürk, padre della patria, alla islamizzazione crescente ad opera di Erdoğan fino alla guerra siriana, campo di battaglia di tutte le questioni irrisolte del Medio Oriente. Tutte queste problematiche sono in qualche modo sfiorate - attraverso situazioni rocambolesche e di fantapolitica - dal mio romanzo inedito su Istanbul. Buona serata.

 Arcangelo Galante - 06/02/2018 15:43:00 [ leggi altri commenti di Arcangelo Galante » ]

Accanto all’indiscussa ed innegabile bellezza di Istanbul, nella storia conosciuta col nome di Costantinopoli, vive un’anima, fatta di contrasti antichi e di ruggine, tra religioni ed etnie diverse.
I turchi di oggi sono meno tolleranti, politicamente, di quanto lo fossero gli antichi abitanti, sia bizantini che ottomani, malgrado, come si suole dire, “tutto il mondo è paese”; quindi, assai dipende dalle persone che si possono incontrare nel cammino della vita.
Tutto nasce dalla mitizzata rivoluzione dei Giovani Turchi, che hanno creato una visione nazionalista e poco tollerante, forse in risposta ad un “retaggio atavico”; chi potrebbe accertarlo con sicurezza, anche perché, d’altro canto, per conoscere il passato “vero” di una Nazione, bisognerebbe esserci nato, in quel luogo, persino in un determinato “periodo”.
Cosicché, accadde tutto per la difesa del territorio, un tempo immenso e ormai ridotto all’osso; da qui, il genocidio dei curdi, per la stessa natura di uno Stato che fa l’occhiolino all’Occidente, pure restando fedele al mondo ed alla religione dei musulmani.
Questo crea dubbi tra le due realtà, occidente e musulmani, diffidando di un paese in equilibrio, ma, in realtà, instabile.
Ora, scusandomi per essermi divagato, dedico l’attenzione, a quanto letto!
Il testo inneggia allo splendore di Istanbul, attraverso immagini, danzanti ed evocative, al fine di esprimere il rapimento dell’anima della poetessa, dinanzi ad una magica visione.
Con preziosi tratti descrittivi, ogni singola parola, sapientemente scelta, rievoca quel luogo assai caro, che irretisce la mente, per i profumi, i costumi, le costruzioni peculiari, specifiche di un volto orientale, fatto di un’esotica ambientazione, comprensibile solamente a chi li ha veduti, nella realtà.
Eppure, s’avvertono nostalgia e malinconia, sentimenti concitati ad emozionati ricordi del luogo, legati persino ai suoni che, nell’aria, sono stati uditi.
L’incanto c’è stato, e quel mondo, tanto fantasticato un tempo, poiché geograficamente lontano ed apparentemente irraggiungibile, quest’oggi s’appresta ad essere accanto al lettore, con le proprie sfaccettature e contraddizioni, giacché, le illusioni, lo hanno ricoperto col velo di una realtà non troppo sognante.
Il testo mi è molto piaciuto, dall’incipit alla chiusa.
Un solare saluto!